Ad ogni bollicina il suo bicchiere
Ad ogni bollicina il suo bicchiere. Spieghiamoci meglio.
Le origini dello Champagne sono molto diverse dalla grande bollicina francese che beviamo oggi. Facciamo un passo indietro. Lo Champagne nasce dolce e le sue bollicine, quel bel perlage che oggi studiamo attentamente, erano considerate responsabili del senso di ebbrezza ecco perchè non venivano per nulla valorizzate.
Lo Champagne infatti veniva tradizionalmente bevuto dalla Coppa. Un bicchiere dalla forma molto bassa e allargata, emisferica e poco capiente. La leggenda dice che la forma del bicchiere sia stata modellata sul seno di Madame de Pompadour, dama prediletta di Luigi XV. In realtà la storia ci racconta che questo bicchiere venne progettato in Inghilterra a metà del 1600, anticipando di quasi un secolo quello degli aristocratici francesi.
Di quelle belle bollicine insomma si metteva ben poco in risalto.
Le origini dello Champagne sono molto diverse dalla grande bollicina francese che beviamo oggi. Facciamo un passo indietro. Lo Champagne nasce dolce e le sue bollicine, quel bel perlage che oggi studiamo attentamente, erano considerate responsabili del senso di ebbrezza ecco perchè non venivano per nulla valorizzate.
Lo Champagne infatti veniva tradizionalmente bevuto dalla Coppa. Un bicchiere dalla forma molto bassa e allargata, emisferica e poco capiente. La leggenda dice che la forma del bicchiere sia stata modellata sul seno di Madame de Pompadour, dama prediletta di Luigi XV. In realtà la storia ci racconta che questo bicchiere venne progettato in Inghilterra a metà del 1600, anticipando di quasi un secolo quello degli aristocratici francesi.
Di quelle belle bollicine insomma si metteva ben poco in risalto.
Resta il fatto che le caratteristiche di questo calice erano adatte alla concezione di champagne (dolce) di quell’epoca. La coppa così allargata pervadeva tutto il palato di vino ad ogni sorso e considerando che è dalla punta della lingua che si percepisce il gusto dolce, questo tipo di bicchiere disperdeva quel residuo zuccherino importante. Una scelta senz’altro adatta per evitare sensazioni gustative stucchevoli.
Nel tempo però si è arrivati a espressioni di spumanti sempre più secche e ovviamente alla consapevolezza che il perlage fosse un aspetto degno di evidenza e guarda caso la forma del bicchiere si è modificata di conseguenza. La coppa del calice si è chiusa a forma di tulipano e si è allungata: ecco la flûte.
Quel residuo zuccherino così basso andava volutamente convogliato verso la punta della lingua per garantire equilibrio gustativo.
Oggi la tradizionale coppa trova ancora perfetta applicazione nella degustazione del Moscato d’Asti, il grande ambasciatore della tradizione spumantistica italiana metodo charmat.
E quindi quale bicchiere è più adatto a spumanti secchi? Uno spumante metodo charmat come il prosecco può essere degustato nella flûte. Tuttavia se vogliamo valorizzarne il corredo olfattivo (d’obbligo per gli spumanti metodo classico come un Franciacorta o un Trento Doc) il trend ha visto un orientamento verso calici dalla coppa alta e ampia che si restringe nella parte superiore. Il suo nome? Tulipano largo
Un’ultima cosa: Il bicchiere perfetto è di cristallo o di vetro sottilissimo. Incolore e trasparente per valutarne il contenuto. Va impugnato alla base dello stelo per impedire al calore della mano di alterare la temperatura di servizio del vino.
Ed ora non ci resta che brindare,
Cin cin, winelovers!
Se ti piacciono le nostre enopillole e vuoi rimanere aggiornato iscriviti alla newsletter e ricevi subito il coupon sconto.