Vi racconto dei SUPERTUSCAN
Supertuscan è un termine di cui si comincia a sentir parlare negli anni '60, periodo in cui i produttori toscani iniziano qualche “sperimentazione” di nuovi blend.
Fino ad allora la produzione toscana si limitava all’utilizzo dei vitigni autoctoni rigidamente regolamentati dai disciplinari, che davano vita ai grandi classici di quella regione, per dirne qualcuno, Chianti, Brunello e il Vino Nobile di Montepulciano.
Eppure questa terra così vocata vive una spinta di innovazione, forse sulla scia del mito francese. Di che sperimentazione si tratta? Si affaccia l’idea di utilizzare vitigni internazionali, in particolare cabernet sauvignon, merlot e syrah, assieme agli autoctoni, idea mal vista dagli operatori dell’epoca.
Fino ad allora la produzione toscana si limitava all’utilizzo dei vitigni autoctoni rigidamente regolamentati dai disciplinari, che davano vita ai grandi classici di quella regione, per dirne qualcuno, Chianti, Brunello e il Vino Nobile di Montepulciano.
Eppure questa terra così vocata vive una spinta di innovazione, forse sulla scia del mito francese. Di che sperimentazione si tratta? Si affaccia l’idea di utilizzare vitigni internazionali, in particolare cabernet sauvignon, merlot e syrah, assieme agli autoctoni, idea mal vista dagli operatori dell’epoca.
Eppure di grandi vini rossi si trattava, impossibile negarne la buona riuscita e la qualità ancora oggi così come allora. Fuori dunque dalle classiche Doc e Docg, questi vini si sono creati grande autorevolezza nel mondo pur fregiandosi in etichetta della meno famosa Indicazione Geografica Tipica (Toscana IGT, appunto).
“Supertuscan” è il loro nome (ancora non è ben chiaro chi lo abbia coniato), termine adatto ad indicare vini così meritevoli di menzione nel panorama enologico mondiale.
Da assaggiare almeno una volta nella vita!